La protesta non si arresta. Cosa rappresenta questa mobilitazione per il nostro Paese?
I Forconi avevano annunciato un possibile raduno degli autotrasportatori italiani che hanno aderito alla protesta, tra le vie della città di Roma, ma la manifestazione oggi non si terrà. Ciò nonostante, la protesta non accenna a concludersi, siamo al sesto giorno, gli ultimi aggiornamenti riportano che sono in corso manifestazioni a Forlì e Torino e, per ciò che concerne gli svincoli autostradali ci sono blocchi alle uscita di Parma e Melegnano e Conegliano Veneto, mentre a Napoli nelle ultime ore un centinaio di appartenenti al movimento dei Forconi ha tenuto un’assemblea in piazza Carlo III, con il leader del coordinamento nazionale ‘9 dicembre’, Danilo Calvani che ha annunciato un presidio ad oltranza a Roma Mercoledì prossimo. Quella che era stata ribattezzata la marcia su Roma ha una data ma avrà luogo senza alcun corteo “per evitare infiltrazioni che non appartengono al movimento”. Il gruppo napoletano ha poi chiesto a gran voce che la manifestazione nazionale si tenga non a Roma ma a Napoli, ed ha invocato blocchi stradali e contestazione più accesa.
La protesta di questi giorni è un fenomeno particolare e composito perché quello che doveva essere uno sciopero degli autotrasportatori si è trasformato nella mobilitazione di gruppi sociali diversi: agli autotrasportatori si sono uniti lavoratori autonomi, disoccupati, studenti. Cioè quell’insieme variegato che ruota attorno all’ampia fascia di disagio sociale oggi presente nel Paese. Si è trattato peraltro di un fenomeno nazionale, la protesta ha investito l’Italia tutta, dal Nord al Sud, anzi in alcune zone delle regioni meridionali solitamente sopite da una mentalità di resa ai fatti piuttosto che di protesta, si è registrata la mobilitazione più massiccia. Un fatto anomalo, che non va sottovalutato.
È stato uno sciopero particolare anche per lo strumento che ha dato voce alla protesta, non il solito corteo che si conclude con un comizio, ma il blocco delle reti di comunicazione (nodi stradali e ferroviari), attività commerciali serrate allo scopo provocare il disagio per la mancanza dei beni di prima necessità, anche nelle frange di popolazione meno colpite dalla crisi quindi non solo per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, ma anche per aggregare altre persone e aumentare il livello di tensione sociale.
Lo sciopero è l’espressione concreta di un disagio sociale, frutto di una crisi economica che va avanti da cinque anni e ha raggiunto livelli di guardia. Il grave stato di difficoltà si innesta poi sulla crisi della rappresentanza. Molte delle persone che stanno protestando non si sentono rappresentate da nessuno, perché le associazioni di categoria, ormai anch’esse perse negli iter burocratici, non sono in grado di trasmettere alle istituzioni le reali difficoltà e le richieste pragmatiche provenienti dagli individui che rappresentano.
Salvatore Bella, il presidente dell’Associazione Italiana Trasportatori, in un comunicato pubblicato ieri, dà voce alla diffidenza degli autotrasportatori nei confronti delle associazioni, scagliandosi contro le sigle firmatarie del protocollo d’intesa con il MIT che hanno fortemente osteggiato il fermo con ciò che Bella definisce «denunce, disinformazione e terrorismo mediatico e istituzionale».
Bella ha preso le distanze dalle associazioni «che firmano carta straccia con il MIT con protocolli che servono solo a loro e non alla categoria, e a quel punto avrebbero dovuto dimettersi. Sono anni che discutono sempre delle stesse cose: costi minimi, pagamenti certi, sistri, ecc… ma non portano a casa nessun risultato».
Martedì prossimo al MIT ci sarà un nuovo incontro, cui AITRAS parteciperà solo in caso di tavolo separato tra le sigle mentre Bella riferisce che «tra gli autotrasportatori che hanno partecipato al fermo in questi giorni in tutta Italia, più di 200 si presenteranno davanti ai portoni del MIT a Porta Pia in occasione dell’incontro di martedì prossimo per farsi spiegare da Uggé quali sono i benefici del protocollo firmato il 28 novembre».
Staremo a vedere se riusciranno a portare a casa buoni risultati e se la protesta è riuscita almeno in parte nell’intento di sensibilizzare il governo .