Autostrade: Benetton bocciano l’offerta di Cassa Depositi e Prestiti
Nonostante la nuova gestione Draghi, non giunge ancora a una conclusione la battaglia per il futuro di Autostrade. Al momento è stata infatti ritenuta “troppo bassa” l’offerta di 7,9 miliardi proposta dalla Cassa Depositi e Prestiti che avrebbe portato l’istituto, controllato dal Ministero Economia e Finanza, a rilevare l’88% di Autostrade.
La partita, tuttavia, non è ancora chiusa. Lo indica la decisione del consiglio di amministrazione di Atlantia, società detentrice di autostrade, di convocare un’assemblea per rinviare al 31 luglio i termini del percorso alternativo: quello che porterebbe alla scissione. Un chiaro segnale di apertura verso CDP.
Al contempo Atlantia ha incaricato il proprio amministratore delegato di esplorare la possibilità di un “miglioramento dell’offerta” da parte della Cassa.
Togliere Autostrade ai Benetton: sempre più difficile che Draghi mantenga la promessa di Conte
Passati due anni e mezzo da quando Giuseppe Conte prometteva a Genova di «togliere Autostrade ai Benetton», questa ipotesi oggi prende tutt’altra forma nonostante l’avvicendamento di Draghi alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Soprattutto pare ormai lontanissimo il tabù del «mai un euro ai Benetton»: da quello che doveva essere un ingresso della Cassa nel capitale di Autostrade, si è passati a un’offerta diretta di acquisto e ad una lunga ed estenuante trattativa.
Uno dei principali elementi di distanza tra le parti, anzi, sta proprio nei costi legati al crollo del ponte Morandi: nell’offerta di 7,9 miliardi proposta dalla CDP insieme ai fondi Blackstone e Macquarie, sarebbero già compresi gli 1,5 miliardi stimati come costo per i risarcimenti legati alle cause in corso per il crollo del viadotto. L’incasso di Atlantia scenderebbe dunque a 6,4 miliardi di euro. La risposta? «Troppo inferiore alle attese».
Benetton e autostrade: operazione a costo zero
In questo contesto vale la pena ricordare i numeri di questa operazione per Atlantia, la società guidata dai Benetton.
Nel 1999, i Benetton attraverso la Spa SCHEMAVENTOTTO acquistano il 30% di Autostrade dall’IRI per 2,5 miliardi di LIRE, dei quali 1,3 con capitali di rischio e il restante a debito. Forte degli incassi dei pedaggi in costante aumento, questa società è in grado già nel 2003, attraverso una Offerta Pubblica d’Acquisto di 6.5 miliardi di euro, di arrivare all’84%, garantendosi una consistente maggioranza.
Nello stesso anno, si cambia assetto organizzativo e le attività in concessione vengono scisse da quelle non autostradali, sancendo di Autostrade per l’Italia (controllata da Autostrade S.p.a., oggi Atlantia).
Solo tra il 2000 e il 2009 SCHEMAVENTOTTO ha prelevato 1.4 miliardi di euro in dividendi, dei quali il 12% sono stati successivamente collocati in borsa per un ulteriore incasso di 1,2 miliardi di euro.
Aggiungendo a queste cifre i ricavi successivi, si comprende facilmente quanto questa operazione abbia portato molti più benefici che costi per i Benetton.
Trattativa sulla pelle dei lavoratori
Mentre si susseguono le fumate nere, nell’agenda politica aumenta la tensione per le migliaia di posti di lavoro a rischio e le oltre tremila assunzioni bloccate e i 20 miliardi di investimenti fermi.
Chi farà la prossima mossa?